Luigi Donadio
“Ci siamo! La camminata popolare è iniziata! Gli abitanti della Sanità riaprono lo Scudillo, marciando a decine e decine, si riprendono la città in uno dei suoi scorci più belli!” Così postava su Facebook il 13 dicembre scorso il centro sociale “Ex OPG – Je so’ pazzo”. Tante facce curiose si vedono, scarpe da trekking, macchine fotografiche, persone di diverse età e provenienze, abitanti del quartiere e membri di collettivi e associazioni, come gli Scout laici CNGEI e la Rete Sanità. Una sessantina di persone tutte accomunate da un senso di appartenenza a questa città e dalla voglia di esplorarla, di riappropriarsi dei suoi angoli dimenticati.
Non molti,
però, conoscono Salita dello Scudillo, una storica e bellissima
strada che collega la Sanità con i Colli Aminei. Perché fu chiusa
nel 1987 per un banale crollo, ma non fu più riaperta. Perché, come
tanti angoli di Napoli, è stata sepolta dal tempo e dall’incuria.
Ma resiste, conserva l’antico fascino, nonostante tutto. E’
diventata infatti parte una giungla e parte una discarica abusiva.
Da circa tre mesi, inoltre, è nato il “Comitato Scudillo”, che
si sta impegnando per riaprire l’antica strada romana. Già il 22
novembre aveva scavalcato uno dei due muri che la chiudono e creato
un sentiero “con forbici, guanti e buona volontà”. Solo che la
notte fra l’11 e il 12 dicembre, a ridosso della seconda Camminata
Popolare, sono stati appiccati dei roghi tossici ai rifiuti nella
parte bassa della via scatenando i post sui social network: “A
fuoco lo Scudillo! Stiamo dando fastidio a qualcuno?”. Ma è stato
un boomerang.
L'aria irrespirabile non ha però fermato la denuncia.
Gli escursionisti hanno scavalcato il muretto e si sono addentrati in
una foresta incontaminata (o meglio, contaminata).
Arrivati in cima, hanno esposto lo striscione “RiapriAMO lo
Scudillo!”, visibile dal sottostante Parco del Poggio. Tanti
interventi al megafono tra cui Francesco Ruotolo, membro del Comitato
Scudillo e Consigliere PRC della Municipalità “Stella – San
Carlo all’Arena”. Aveva detto un attivista di Je so’ Pazzo
all’inizio dell’evento che, rispetto a tante altre “battaglie
contro i mulini a vento” che ci sarebbero da fare a Napoli, questa
non è impossibile.
Già è iniziata, infatti, la bonifica della discarica a monte di un edificio scolastico (lo “Smaldone”) e di un centro di accoglienza per senza fissa dimora (il “S. Antonio la Palma”). Un volantino diffuso dal gruppo consiliare Rifondazione Comunista della Municipalità 3 annunciava: “ Le ripetute denunce del consigliere Ruotolo hanno ottenuto un primo risultato positivo. […] Entro il 30 dicembre la vasta area (la parte inferiore dello Scudillo, ndr) sarà completamente bonificata: La lotta vince! […] Il nuovo anno dovrà segnare i primi stanziamenti del Consiglio comunale”. I pareri, comunque, sono tutt’altro che concordi fra chi vorrebbe riaprire lo Scudillo al traffico, anche per raggiungere più velocemente la zona ospedaliera ed evitare l'imbottigliamento ai Colli Aminei e a Corso Amedeo di Savoia; chi vorrebbe pedonalizzarlo, magari anche con una pista ciclabile per preservare il verde dallo smog; e quelli che, come alcuni abitanti dei Colli Aminei, vorrebbero che resti così, per evitare eventuali furti e rapine. Ma da qualche anno ogni 9 novembre, i muri che chiudono lo Scudillo vengono paragonati al muro di Berlino, caduto quello stesso giorno di 26 anni fa, una barriera che, secondo il Comitato, creano emarginazione, isolamento. La Sanità, sottolinea jesopazzo.org, è una “periferia interna”. “Non siamo più negli anni ’80, con le zone per bene indifferenti alla plebe. Napoli è una città che ha voglia di contaminarsi, di scoprirsi”.