GIULIA SODANO
Camille era una di
quelle persone che avevano l'orologio incorporato, che si alzavano al mattino
sempre allo stesso orario tutti i giorni senza che niente e nessuno le
svegliasse.
Apriva gli occhi, si
sfilava dalle coperte, scendeva dal letto, passava per il bagno e la cucina ed
in 15 minuti era pronta per uscire. Abitava a pochi metri dal suo posto di
lavoro, commessa in un'azienda agroalimentare che aveva vari negozi sparsi per
la città. Non si lamentava del suo lavoro, le piaceva. In realtà non si
lamentava di niente, viveva un'esistenza ritmicamente scandita da orari
abituali, da appuntamenti occasionali e da frequenti passeggiate solitarie per
il lungomare.
Non si chiedeva se le
andasse bene o male vivere così, continuava e basta.
Aveva un gatto che
amava e che era ormai una delle poche forme di compagnia che le rimanevano.
I suoi genitori erano
morti in
un incidente stradale quando lei aveva solo dieci anni e l'avevano lasciata ai nonni che finirono quando lei era ormai grande lasciandola sola.
un incidente stradale quando lei aveva solo dieci anni e l'avevano lasciata ai nonni che finirono quando lei era ormai grande lasciandola sola.
Lasciò gli studi dopo
le superiori e trovò subito lavoro nell'azienda agroalimentare di un amico di
suo padre che conosceva la sua storia, la sua sfortuna, la tristezza dietro il
suo sguardo, ma soprattutto la sua determinazione a continuare ad andare avanti
sempre nonostante tutto, nonostante tutti gli ostacoli.
Ora aveva 25 anni, un
gatto: mignolo, un lavoro come un altro che però le piaceva ed abitava nella casa
che le avevano lasciato i suoi genitori al centro della città.
Era lei ad aprire
bottega alle nove di mattina e a servire i clienti tutti i giorni, spesso
faceva anche gli straordinari senza chiedere niente in più.
Quella mattina
l'affluenza era scarsa a causa della pioggia e quasi le veniva voglia di
chiudere il negozio e scendere giù verso il mare per vederlo infrangersi in
tempesta contro gli scogli.
Ma non lo fece, si raggomitolò
invece dietro il bancone accanto la stufa con il naso infilato tra le pagine di
uno dei suoi romanzi preferiti :"Il Barone" di Sveva Casati Modignani
che rileggieva per l'ennesima volta.
Saltò all'improvviso
al suono della porta d'ingresso che si apriva per far entrare un tipo alto,
magro e zuppo con uno sguardo che ti penetra anche se non lo incroci perchè te
lo senti addosso anche di spalle, anche a cinque-sei metri di distanza. Lei lo
guardava e sognava come se stesse ancora leggendo, come se quell'uomo fosse
stato solo un altro personaggio del romanzo e non un reale cliente. L'uomo
cercò di svegliarla parlandole in maniera molto pacata e gentile e dopo poco
lei rimise i piedi per terra, scese dalle nuvole e come se niente fosse stato
iniziò a chiedergli cosa volesse per servirlo.
Lui non aveva solo gli
occhi profondi, era tutto un fascino, tutto un brivido da scoprire o da
evitare.
Pagò, salutò, si girò
e se ne andò, come tutti. No, non come tutti, lei non lo dimenticò, fu l'unico
cliente della giornata e lei
se ne portò il ricordo per tutto il giorno. La
mattina dopo allo stesso orario si ripresentò ma questa volta non voleva
comprare niente, voleva solo chiederle di uscire, e lei, povera ingenua accettò
senza esitare.
Forse perchè nessuno
le aveva mai chiesto di uscire ? Forse perchè nessuno le aveva mai detto che la
prima volta che qualcuno ti chiede di uscire si risponde di no, per non
sembrare troppo accessibile e disponibile, una donna facile insomma? O forse
perchè lui glielo chiese in una maniera calda e coinvolgente, in un modo così
dolce, e guardandola come nessuno aveva mai fatto con quegli occhi
imparagonabili che non aveva mai visto sul volto di nessuno.
Arrivò quel sabato
sera. Lei con il suo orologio integrato era già pronta, truccata e vestita come
non mai, in attesa che venisse a prenderla sottocasa. Era uno sconosciuto, a
stento ne conosceva il nome, ma gli aveva detto di si la seconda volta che
l'aveva visto al negozio.
Per lei era la
seconda, ma per lui no, lui la vedeva dall'alto di un impalcatura un giorno no
e due si ad ogni sua passeggiata per il lungomare. Poi aveva cominciato a
seguirla per studiarla, per capire cosa le piaceva, dove abitava e che lavoro
faceva. Lei non se n'era mai accorta perchè lui stava sempre nascosto ad almeno
dieci metri di distanza. Camille non era mai stata influenzata da pensieri
altru, ,mai coinvolta in cose che non voleva fare, però questa volta si sentì
manipolata sentimentalmente, usata e buttata via. Se ne rese conto troppo
tardi,dopo i sorrisi e le belle parole, dopo l'inizio della fine quando ormai
il dolore era cominciato e gli occhi le si chiudevano lasciando uscire lacrime
silenziose che scivolavano sul suo corpo violato.
Nessun commento:
Posta un commento