venerdì 15 novembre 2013

Non innamorarti mai a prima vista.

                                                                                                                         GIULIA SODANO



Camille era una di quelle persone che avevano l'orologio incorporato, che si alzavano al mattino sempre allo stesso orario tutti i giorni senza che niente e nessuno le svegliasse.
Apriva gli occhi, si sfilava dalle coperte, scendeva dal letto, passava per il bagno e la cucina ed in 15 minuti era pronta per uscire. Abitava a pochi metri dal suo posto di lavoro, commessa in un'azienda agroalimentare che aveva vari negozi sparsi per la città. Non si lamentava del suo lavoro, le piaceva. In realtà non si lamentava di niente, viveva un'esistenza ritmicamente scandita da orari abituali, da appuntamenti occasionali e da frequenti passeggiate solitarie per il lungomare.
Non si chiedeva se le andasse bene o male vivere così, continuava e basta.
Aveva un gatto che amava e che era ormai una delle poche forme di compagnia che le rimanevano.
I suoi genitori erano morti in
un incidente stradale quando lei aveva solo dieci anni e l'avevano lasciata ai nonni che finirono quando lei era ormai grande lasciandola sola.
Lasciò gli studi dopo le superiori e trovò subito lavoro nell'azienda agroalimentare di un amico di suo padre che conosceva la sua storia, la sua sfortuna, la tristezza dietro il suo sguardo, ma soprattutto la sua determinazione a continuare ad andare avanti sempre nonostante tutto, nonostante tutti gli ostacoli.
Ora aveva 25 anni, un gatto: mignolo, un lavoro come un altro che però le piaceva ed abitava nella casa che le avevano lasciato i suoi genitori al centro della città.
Era lei ad aprire bottega alle nove di mattina e a servire i clienti tutti i giorni, spesso faceva anche gli straordinari senza chiedere niente in più.
Quella mattina l'affluenza era scarsa a causa della pioggia e quasi le veniva voglia di chiudere il negozio e scendere giù verso il mare per vederlo infrangersi in tempesta contro gli scogli.
Ma non lo fece, si raggomitolò invece dietro il bancone accanto la stufa con il naso infilato tra le pagine di uno dei suoi romanzi preferiti :"Il Barone" di Sveva Casati Modignani che rileggieva per l'ennesima volta.
Saltò all'improvviso al suono della porta d'ingresso che si apriva per far entrare un tipo alto, magro e zuppo con uno sguardo che ti penetra anche se non lo incroci perchè te lo senti addosso anche di spalle, anche a cinque-sei metri di distanza. Lei lo guardava e sognava come se stesse ancora leggendo, come se quell'uomo fosse stato solo un altro personaggio del romanzo e non un reale cliente. L'uomo cercò di svegliarla parlandole in maniera molto pacata e gentile e dopo poco lei rimise i piedi per terra, scese dalle nuvole e come se niente fosse stato iniziò a chiedergli cosa volesse per servirlo.
Lui non aveva solo gli occhi profondi, era tutto un fascino, tutto un brivido da scoprire o da evitare.
Pagò, salutò, si girò e se ne andò, come tutti. No, non come tutti, lei non lo dimenticò, fu l'unico cliente della giornata e lei
se ne portò il ricordo per tutto il giorno. La mattina dopo allo stesso orario si ripresentò ma questa volta non voleva comprare niente, voleva solo chiederle di uscire, e lei, povera ingenua accettò senza esitare.
Forse perchè nessuno le aveva mai chiesto di uscire ? Forse perchè nessuno le aveva mai detto che la prima volta che qualcuno ti chiede di uscire si risponde di no, per non sembrare troppo accessibile e disponibile, una donna facile insomma? O forse perchè lui glielo chiese in una maniera calda e coinvolgente, in un modo così dolce, e guardandola come nessuno aveva mai fatto con quegli occhi imparagonabili che non aveva mai visto sul volto di nessuno.
Arrivò quel sabato sera. Lei con il suo orologio integrato era già pronta, truccata e vestita come non mai, in attesa che venisse a prenderla sottocasa. Era uno sconosciuto, a stento ne conosceva il nome, ma gli aveva detto di si la seconda volta che l'aveva visto al negozio.

Per lei era la seconda, ma per lui no, lui la vedeva dall'alto di un impalcatura un giorno no e due si ad ogni sua passeggiata per il lungomare. Poi aveva cominciato a seguirla per studiarla, per capire cosa le piaceva, dove abitava e che lavoro faceva. Lei non se n'era mai accorta perchè lui stava sempre nascosto ad almeno dieci metri di distanza. Camille non era mai stata influenzata da pensieri altru, ,mai coinvolta in cose che non voleva fare, però questa volta si sentì manipolata sentimentalmente, usata e buttata via. Se ne rese conto troppo tardi,dopo i sorrisi e le belle parole, dopo l'inizio della fine quando ormai il dolore era cominciato e gli occhi le si chiudevano lasciando uscire lacrime silenziose che scivolavano sul suo corpo violato.  

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